DIMENTICATE I BANNER, E' L'ORA DEL PERMISSION MARKETING (rep.it, 010105)
E' la domanda che fa la differenza: se l'azienda che vuole farsi pubblicità spedisce e-mail promozionali senza chiedere prima al destinatario se è interessato a riceverle, allora è "spamming"; se invece lui avrà prestato il suo consenso a un certo tipo di corrispondenza è "permission marketing", una delle ultime mode su come fare affari sul Web.
Un numero sempre più grande di siti lo ha adottato. Si apre una nuova casella di posta elettronica e ci chiedono il permesso di spedirci a casa rivistine varie sui più diversi argomenti (sport, tecnologia, gossip e così via: fare la crocetta sulla casella che interessa). Ci si abbona a un giornale su temi economici e ci propogono di tenerci al corrente, di lì in poi, su tutte le iniziative speciali che il gruppo che la edita metterà in cantiere. E gli esempi potrebbero proseguire a lungo.
Sbagliato lamentarsi che si riceve un sacco di posta elettronica inutile: l'avete chiesto voi - magari sovrappensiero - che vi fosse inviata, avete dato il permesso e sinché non lo revocate (disabbonandovi) ogni recriminazione è fuori luogo. C'è piuttosto da prendere familiarità con il sistema, perché i pubblicitari sembrano avere intenzione di praticarlo sempre più. L'efficacia dei banner tradizionali, infatti, si è rivelata assai deludente: in media solo l'1 per cento dei visitatori ci clicca sopra (il cosiddetto click through). Mentre i suggerimenti pubblicitari contenuti nelle mail sono seguiti (almeno sino al sito aziendale dove li si vuole condurre) dal 10-15 per cento dei destinatari. E le spedizioni elettroniche funzionano anche assai meglio delle loro omologhe cartacee, ovvero la posta monnezza che intasa le caselle delle nostre case: i tassi di risposta, le persone che si attivano in qualche modo dopo aver ricevuto il messaggio, passano da una media del 2 per cento della carta al 5-10 per cento, con punte del 30, dell'e-mail.
Combinando questi dati con le previsioni di crescita nella diffusione della posta elettronica (il 35 per cento del tempo trascorso su Internet è assorbito scambiando e-mail e, entro il 2001, negli Stati Uniti il 50 per cento dei consumatori le userà assiduamente è la stima di Forrester Research) molte compagnie come MessageMedia, YesMail, Exactis.com, Media Sinergy e Commtouch si stanno specializzando sulla gestione di vere e proprie campagne promozionali basate sull'e-mail.
Oltre a essere più persuasive di quelle tradizionali, costano anche assai meno: raggiungere un cliente costa oggi 1 dollaro e 40 cent di media contro i 12,50 dollari che ci volevano per stampa, affrancatura e altre incombenze. Tutto congiura quindi a un'adozione sempre più massiccia da parte di molte aziende in cerca di nuovi clienti. Con l'iniziale avvertenza: "Se fatto correttamente l'e-mail marketing potrebbe essere la killer application della Rete - è pronto a scommettere un recente studio di Idt Strategies - ma se fatto male potrebbe rivelarsi un boomerang disastroso". A rendere il tutto ancor più delicato, in Germania lo spam è già stato messo fuori legge, in Francia dovrebbe esserlo presto e la tolleranza nei confronti della fastidiosissima pratica dimuisce, dappertutto, giorno dopo giorno. Da un parte il paradiso del marketing, quindi, dall'altra l'inferno degli scocciatori e il confine è una striscia sottile, labile e sdrucciolosa.
(5 gennaio 2001)
E' la domanda che fa la differenza: se l'azienda che vuole farsi pubblicità spedisce e-mail promozionali senza chiedere prima al destinatario se è interessato a riceverle, allora è "spamming"; se invece lui avrà prestato il suo consenso a un certo tipo di corrispondenza è "permission marketing", una delle ultime mode su come fare affari sul Web.
Un numero sempre più grande di siti lo ha adottato. Si apre una nuova casella di posta elettronica e ci chiedono il permesso di spedirci a casa rivistine varie sui più diversi argomenti (sport, tecnologia, gossip e così via: fare la crocetta sulla casella che interessa). Ci si abbona a un giornale su temi economici e ci propogono di tenerci al corrente, di lì in poi, su tutte le iniziative speciali che il gruppo che la edita metterà in cantiere. E gli esempi potrebbero proseguire a lungo.
Sbagliato lamentarsi che si riceve un sacco di posta elettronica inutile: l'avete chiesto voi - magari sovrappensiero - che vi fosse inviata, avete dato il permesso e sinché non lo revocate (disabbonandovi) ogni recriminazione è fuori luogo. C'è piuttosto da prendere familiarità con il sistema, perché i pubblicitari sembrano avere intenzione di praticarlo sempre più. L'efficacia dei banner tradizionali, infatti, si è rivelata assai deludente: in media solo l'1 per cento dei visitatori ci clicca sopra (il cosiddetto click through). Mentre i suggerimenti pubblicitari contenuti nelle mail sono seguiti (almeno sino al sito aziendale dove li si vuole condurre) dal 10-15 per cento dei destinatari. E le spedizioni elettroniche funzionano anche assai meglio delle loro omologhe cartacee, ovvero la posta monnezza che intasa le caselle delle nostre case: i tassi di risposta, le persone che si attivano in qualche modo dopo aver ricevuto il messaggio, passano da una media del 2 per cento della carta al 5-10 per cento, con punte del 30, dell'e-mail.
Combinando questi dati con le previsioni di crescita nella diffusione della posta elettronica (il 35 per cento del tempo trascorso su Internet è assorbito scambiando e-mail e, entro il 2001, negli Stati Uniti il 50 per cento dei consumatori le userà assiduamente è la stima di Forrester Research) molte compagnie come MessageMedia, YesMail, Exactis.com, Media Sinergy e Commtouch si stanno specializzando sulla gestione di vere e proprie campagne promozionali basate sull'e-mail.
Oltre a essere più persuasive di quelle tradizionali, costano anche assai meno: raggiungere un cliente costa oggi 1 dollaro e 40 cent di media contro i 12,50 dollari che ci volevano per stampa, affrancatura e altre incombenze. Tutto congiura quindi a un'adozione sempre più massiccia da parte di molte aziende in cerca di nuovi clienti. Con l'iniziale avvertenza: "Se fatto correttamente l'e-mail marketing potrebbe essere la killer application della Rete - è pronto a scommettere un recente studio di Idt Strategies - ma se fatto male potrebbe rivelarsi un boomerang disastroso". A rendere il tutto ancor più delicato, in Germania lo spam è già stato messo fuori legge, in Francia dovrebbe esserlo presto e la tolleranza nei confronti della fastidiosissima pratica dimuisce, dappertutto, giorno dopo giorno. Da un parte il paradiso del marketing, quindi, dall'altra l'inferno degli scocciatori e il confine è una striscia sottile, labile e sdrucciolosa.
(5 gennaio 2001)