Monday, January 08, 2001

PER IL DIPENDENTE MODELLO ARRIVANO I PREMI IN NATURA (rep.it, 010109)

ROMA - Primo premio un viaggio alle Bermuda, secondo un televisore al plasma da 40 pollici e, come medaglia di bronzo, un bell'hi-fi. Il palmares tipo del dipendente modello potrebbe presentarsi, più o meno, così, giurano gli esperti dell'organizzazione aziendale. In periodi di magra per i "vecchi" incentivi della New economy - le sempre più incerte stock option - un numero crescente di compagnie statunitensi ha preso a ricompensare i dipendenti più meritevoli in natura, con regali veri e propri.

O meglio con un sistema a punti che consentirà loro di trasformarli negli oggetti più svariati. Hai venduto, in un certo mese, più dei colleghi? Cinquecento punti. Hai fatto una bella presentazione multimediale incantando clienti e superiori? Trecento punti, e così via. A ogni credito corrisponde una merce diversa e il vincitore può decidere per un regalino piccolo subito o per una ricompensa più significativa accumulandone tanti. Il gigante canadese delle telecomunicazioni Nortel Networks è tra le compagnie che hanno adottato il nuovo sistema: ben 25 mila lavoratori dello stabilimento di Brampton, Ontario, hanno ricevuto i punti-premio e il 40 per cento l'ha già riscattati, ottenendo da kit di strumenti per il bricolage a dispositivi idromassaggio da applicare alla vasca da bagno.

Il regalo più gettonato del 2000, tuttavia, è stato il lettore Dvd, sostengono i direttori del personale delle varie aziende partecipanti e molti hanno scambiato i crediti con buoni-volo di programmi frequent flyers. Al di là della ricompensa scelta, infine, la maggior parte dei dirigenti interpellati a riguardo dichiarano che, nei prossimi anni, il sistema diventerà comune nei prossimi anni.

"Il fatto è - spiega Israel Niv, amministratore delegato della società specializzata BeyondWork - che gli impiegati tendono a essere più riconoscenti per un regalo vero e peoprio di quanto non lo sarebbero per il suo corrispettivo in denaro. Se vi dessero due milioni di lire, cosa ci fareste? Dedotte le tasse, li usereste per pagare bollette e altre scocciature mentre, se vi arriva un bell'apparecchio per Dvd, ogni volta che lo vedete in salotto o lo accendete scatta la vostra riconoscenza nei confronti del datore di lavoro che ve lo ha donato". Charles Schwab, il più popolare broker americano per famiglie e la banca Wells Fargo hanno utilizzato i servigi della BeyondWork per allestire delle sorte di negozi online dove i propri dipendenti scelgono come trasformare i loro punti.

Ma c'è anche chi ironizza: "Non si può pensare di comprare la lealtà dei manager con un piatto di lenticchie" è l'opinione del ThobeGroup, una società di consulenza aziendale. Sottovalutando forse - come l'economista Jeremy Rifkin insegna nel suo "L'era dell'accesso" - quanto le esperienze culturali, tra cui rientrano senza dubbio il felice ricordo di una vacanza ai Tropici o di un pomeriggio a vedere un bel film in qualità digitale, siano più memorabili di un assegno equipollente.

(8 gennaio 2001)
PER IL DIPENDENTE MODELLO ARRIVANO I PREMI IN NATURA (rep.it, 010109)

ROMA - Primo premio un viaggio alle Bermuda, secondo un televisore al plasma da 40 pollici e, come medaglia di bronzo, un bell'hi-fi. Il palmares tipo del dipendente modello potrebbe presentarsi, più o meno, così, giurano gli esperti dell'organizzazione aziendale. In periodi di magra per i "vecchi" incentivi della New economy - le sempre più incerte stock option - un numero crescente di compagnie statunitensi ha preso a ricompensare i dipendenti più meritevoli in natura, con regali veri e propri.

O meglio con un sistema a punti che consentirà loro di trasformarli negli oggetti più svariati. Hai venduto, in un certo mese, più dei colleghi? Cinquecento punti. Hai fatto una bella presentazione multimediale incantando clienti e superiori? Trecento punti, e così via. A ogni credito corrisponde una merce diversa e il vincitore può decidere per un regalino piccolo subito o per una ricompensa più significativa accumulandone tanti. Il gigante canadese delle telecomunicazioni Nortel Networks è tra le compagnie che hanno adottato il nuovo sistema: ben 25 mila lavoratori dello stabilimento di Brampton, Ontario, hanno ricevuto i punti-premio e il 40 per cento l'ha già riscattati, ottenendo da kit di strumenti per il bricolage a dispositivi idromassaggio da applicare alla vasca da bagno.

Il regalo più gettonato del 2000, tuttavia, è stato il lettore Dvd, sostengono i direttori del personale delle varie aziende partecipanti e molti hanno scambiato i crediti con buoni-volo di programmi frequent flyers. Al di là della ricompensa scelta, infine, la maggior parte dei dirigenti interpellati a riguardo dichiarano che, nei prossimi anni, il sistema diventerà comune nei prossimi anni.

"Il fatto è - spiega Israel Niv, amministratore delegato della società specializzata BeyondWork - che gli impiegati tendono a essere più riconoscenti per un regalo vero e peoprio di quanto non lo sarebbero per il suo corrispettivo in denaro. Se vi dessero due milioni di lire, cosa ci fareste? Dedotte le tasse, li usereste per pagare bollette e altre scocciature mentre, se vi arriva un bell'apparecchio per Dvd, ogni volta che lo vedete in salotto o lo accendete scatta la vostra riconoscenza nei confronti del datore di lavoro che ve lo ha donato". Charles Schwab, il più popolare broker americano per famiglie e la banca Wells Fargo hanno utilizzato i servigi della BeyondWork per allestire delle sorte di negozi online dove i propri dipendenti scelgono come trasformare i loro punti.

Ma c'è anche chi ironizza: "Non si può pensare di comprare la lealtà dei manager con un piatto di lenticchie" è l'opinione del ThobeGroup, una società di consulenza aziendale. Sottovalutando forse - come l'economista Jeremy Rifkin insegna nel suo "L'era dell'accesso" - quanto le esperienze culturali, tra cui rientrano senza dubbio il felice ricordo di una vacanza ai Tropici o di un pomeriggio a vedere un bel film in qualità digitale, siano più memorabili di un assegno equipollente.

(8 gennaio 2001)

Saturday, January 06, 2001

DIMENTICATE I BANNER, E' L'ORA DEL PERMISSION MARKETING (rep.it, 010105)

E' la domanda che fa la differenza: se l'azienda che vuole farsi pubblicità spedisce e-mail promozionali senza chiedere prima al destinatario se è interessato a riceverle, allora è "spamming"; se invece lui avrà prestato il suo consenso a un certo tipo di corrispondenza è "permission marketing", una delle ultime mode su come fare affari sul Web.

Un numero sempre più grande di siti lo ha adottato. Si apre una nuova casella di posta elettronica e ci chiedono il permesso di spedirci a casa rivistine varie sui più diversi argomenti (sport, tecnologia, gossip e così via: fare la crocetta sulla casella che interessa). Ci si abbona a un giornale su temi economici e ci propogono di tenerci al corrente, di lì in poi, su tutte le iniziative speciali che il gruppo che la edita metterà in cantiere. E gli esempi potrebbero proseguire a lungo.

Sbagliato lamentarsi che si riceve un sacco di posta elettronica inutile: l'avete chiesto voi - magari sovrappensiero - che vi fosse inviata, avete dato il permesso e sinché non lo revocate (disabbonandovi) ogni recriminazione è fuori luogo. C'è piuttosto da prendere familiarità con il sistema, perché i pubblicitari sembrano avere intenzione di praticarlo sempre più. L'efficacia dei banner tradizionali, infatti, si è rivelata assai deludente: in media solo l'1 per cento dei visitatori ci clicca sopra (il cosiddetto click through). Mentre i suggerimenti pubblicitari contenuti nelle mail sono seguiti (almeno sino al sito aziendale dove li si vuole condurre) dal 10-15 per cento dei destinatari. E le spedizioni elettroniche funzionano anche assai meglio delle loro omologhe cartacee, ovvero la posta monnezza che intasa le caselle delle nostre case: i tassi di risposta, le persone che si attivano in qualche modo dopo aver ricevuto il messaggio, passano da una media del 2 per cento della carta al 5-10 per cento, con punte del 30, dell'e-mail.

Combinando questi dati con le previsioni di crescita nella diffusione della posta elettronica (il 35 per cento del tempo trascorso su Internet è assorbito scambiando e-mail e, entro il 2001, negli Stati Uniti il 50 per cento dei consumatori le userà assiduamente è la stima di Forrester Research) molte compagnie come MessageMedia, YesMail, Exactis.com, Media Sinergy e Commtouch si stanno specializzando sulla gestione di vere e proprie campagne promozionali basate sull'e-mail.

Oltre a essere più persuasive di quelle tradizionali, costano anche assai meno: raggiungere un cliente costa oggi 1 dollaro e 40 cent di media contro i 12,50 dollari che ci volevano per stampa, affrancatura e altre incombenze. Tutto congiura quindi a un'adozione sempre più massiccia da parte di molte aziende in cerca di nuovi clienti. Con l'iniziale avvertenza: "Se fatto correttamente l'e-mail marketing potrebbe essere la killer application della Rete - è pronto a scommettere un recente studio di Idt Strategies - ma se fatto male potrebbe rivelarsi un boomerang disastroso". A rendere il tutto ancor più delicato, in Germania lo spam è già stato messo fuori legge, in Francia dovrebbe esserlo presto e la tolleranza nei confronti della fastidiosissima pratica dimuisce, dappertutto, giorno dopo giorno. Da un parte il paradiso del marketing, quindi, dall'altra l'inferno degli scocciatori e il confine è una striscia sottile, labile e sdrucciolosa.

(5 gennaio 2001)
CONTRO LE BUFALE, IL BOOM DELLE "WEB CLIPPING" (rep.it, 010104)

ROMA - Nell'"economia delle voci" può capitare che una notizia, vera o falsa, decida in un giorno le sorti di un'azienda. Un analista dice che i conti di Amazon non gli sembrano poi così tanto in salute, e le azioni vanno giù in poche ore del 19 per cento, con centinaia di miliardi bruciati. Alan Greenspan abbassa i tassi di interesse e il Nasdaq impenna, all'improvviso, del 14 per cento. Si diffonde in Rete un finto comunicato della Emulex, che racconta di difficoltà finanziarie impreviste per la produttrice di apparecchiature per fibra ottica e la compagnia polverizza, istantaneamente, il 62 per cento del suo valore. La terza notizia è falsa (e le smentite rimedieranno presto al danno) ma le reazioni emotive del mercato sono identiche a quelle che avrebbe avuto se fosse stata vera. Nella iper-volatile New Economy - davvero - ne uccide più la lingua che la spada ed è una necessità sempre più urgente, per le compagnie, apprestare degli strumenti di difesa nei confronti di potenziali campagne di disinformazione.

Si moltiplicano quindi i servizi di monitoraggio delle informazioni che, in Rete, si diffondono riguardo alle aziende. In America la scelta è già ampia: Cyber Scan, CyberAlert, CyberClipping, WebClipping.com ed eWatch, setacciano il Web, i gruppi di discussione, le riviste online e i siti amatoriali controllando che non mettano in giro notizie tendenziose sui loro clienti. E' un po' come i tradizionali servizi di rassegna stampa:
se siete la Fiat, una volta abbonati, periodicamente vi arriveranno tutti i ritagli degli articoli che parlano di voi, con la parola chiave (in questo caso Fiat, appunto) sottolineata. Ma il compito è più complicato in Rete: le fonti sono più ampie e i motori di ricerca non sondano che una parte minuscola dell'orbe telematico. Non solo: le "bufale" sono più facili da confezionare sul Web e si diffondono rapidissimamente, acquisendo verosimiglianza di passaggio in passaggio.

Le vari agenzie di "web clipping" (così si chiamano) funzionano in maniera simile, con alcune distinzioni sulla fase finale del servizio. NetCurrents, ad esempio, non si limita a segnalare che da qualche parte si parla del proprio cliente ma propone anche contromosse per neutralizzare il potenziale effetto nocivo dei "rumors". I suoi analisti verificano la fondatezza delle notizie e, se ne riscontrano la falsità, intervengono per cercare di rimuoverle. La maggior parte delle altre, invece, devolvono ai clienti stessi la responsabilità di valutare l'impatto delle voci sul proprio conto e approntare le relative contromosse. eWatch, invece, gira i casi sospetti all'Internet Crimes Group, una società specializzata sulle investigazioni online.

Sull'efficacia dei vari sistemi non c'è uniformità di vedute. Solo chi si pone obiettivi ragionevoli - recita il pensiero comune - ottiene risultati sensati. "Nessuno può pretendere di monitorare tutto - dichiara Eric Ward, fondatore di NetPost, una compagnia del settore - perché si tratterebbe di controllare miliardi di aree, alcune delle quali quasi impossibili da perlustrare". I sistemi automatizzati sono, evidentemente, capaci di rilevare quando appare la parola chiave ma non di capire il contesto - positivo o negativo - in cui questa è inserita. Le persone che lavorano nelle agenzie, invece, sono in grado di discernere la differenza e, per questo, i servizi costano (a differenza di funzioni analoghe dei motori di ricerca, come il News Tracker di Excite o il NewsBot di Wired). NetCurrents fa pagare i propri clienti dai 1500 ai 7500 dollari al mese per servizi che vanno dalla semplice notifica che il proprio nome appare in qualche sperduta provincia del Web alla messa in opera di una vera e propria strategia difensiva. Assai più economico CyberAlert chiede 395 dollari per ogni parola chiave immessa, indipendentemente dalle volte che essa compare.

Qualche critico ha già storto la bocca: "Servizi del genere possono limitare la libertà di espressione dei cittadini" si è detto, pensando soprattutto a quei dipendenti risentiti che parlano male della propria azienda nelle chat o nei newsgroup. Preoccupazione precoce, ma se dovete parlare male del vostro amministratore delegato è meglio farlo a voce, senza avere nessuno dietro le spalle.

(4 gennaio 2001)
ARRIVA LA RSI GENERATION, TUTTA PC E CERVICALE (rep.it, 010104)

Dopo la X, la Y e la Mtv, è il momento della Rsi Generation. Segni caratteristici: già sotto i 20 anni, cervicale dolente e polsi molli, a causa delle Repetitive Stress Injury, quegli eventi stressanti ripetitivi cui è stata sottoposta da un uso continuo ed ergonomicamente scoretto del computer.

Non esiste ancora un vero e proprio censimento di chi ne soffre, ma si tratta di un numero alto e che minaccia pericolose moltiplicazioni. I bambini che vanno oggi alle elementari e alle medie sono i primi a essere cresciuti a pane e pc. "Sappiamo che molti adulti che hanno iniziato a lavorare al computer negli ultimi venti anni hanno riportato danni seri - ha spiegato Cheryl Bennett, una specialista di ergonomia al Lawrence Livermore National Laboratories a Berkeley, in California - ma non siamo in grado di prevedere cosa succederà ai bambini tra vent'anni, dal momento che è la prima volta che la specie umana subisce questo test. I corpi giovani sono più flessibili e tolleranti, ma ciò potrebbe portare comunque a gravi disabilità?".

Quello che è certo è che l'educazione all'ergonomia, ovvero la scienza che studia il rapporto tra uomo, macchina e ambiente di lavoro (o di studio), è scarsa dappertutto e il problema è vissuto ancora come un rischio marginale da parte di grandi e piccini. I primi dati, pur frammentari, restituiscono tuttavia il quadro di un fenomeno preoccupante. A un meeting della International Ergonomics Association, l'estate scorsa a San Diego, il professor Leo Straker dell'università di Perth, in Australia, ha presentato i risultati di una ricerca condotta su 1404 studenti in 23 classi tra Canada e Australia. Tutte le postazioni informatiche scolastiche scrutinate lasciavano molto a desiderare quanto a standard ergonomici e il 60% di 314 studenti (di età compresa tra 10 e 17 anni) di tre scuole australiane lamentavano dolori al collo o alla colonna vertebrale inferiore. Erano tutti ragazzi che utilizzavano pc portatili almeno 17 ore alla settimana, neppure tanto se confrontato con un qualsiasi impiego professionale.

Idem in America. Il dottor Alan Hedge, docente di design e analisi ambientale alla Cornell University, nello stato di New York, ha condotto numerosi studi: in varie scuole di Detroit prese in esame "nessuno dei bambini aveva una posizione corretta e il 40% ne aveva invece una altamente a a rischio". In assenza di politiche pubbliche centralizzate, gli esperti allestiscono una controffensiva in proprio, fatta di informazione e sensibilizzazione. Così, nel suo sito, il dottor Hedge dà consigli e illustra comportamenti da evitare.

Conscio però di combattere una battaglia solitaria, dal momento che nelle priorità statali - pur comprensibilmente - arriva più in alto quella di fornire le scuole di pc piuttosto che preoccuparsi che le scrivanie che dovranno ospitarli siano dell'altezza giusta o che l'inclinazione dello schermo sia quella ottimale. "La scelta tra un tetto nuovo e un banco anatomico - dichiara Willie Cade, presidente dell'organizzazione non profit Computers for Schools - è una non scelta. E' una questione di budget che fa sì che l'ergonomia arrivi buon ultima tra le preoccupazioni degli amministratori scolastici".

Prima diamo da mangiare agli affamati informatici - sembra potersi dire - poi insegniamo loro qual è la dieta bilanciata migliore. Con l'avvertenza che, man mano che il cibo (leggi: pc) sarà a disposizione di tutti, le istruzioni alimentari (leggi: ergonomiche) saranno indispensabile per non allevare una generazione di obesi (leggi: diciottenni storpiati dalla sindrome del tunnel carpale).

(4 gennaio 2001)

Tuesday, December 26, 2000

LE TECNOLOGIE IN ARRIVO DAL 2001 (rep, 001226)

Le sfere di cristallo dei futurologhi sono offuscatissime appena le si invoca, ma dopo un po' la nebbia si posa e si riesce a scorgere qualcosa. E' una regola alchemica che vale anche per le previsioni tecnologiche: strologare su quello che avverrà tra cinquant'anni (computer microscopici incastonati in ogni oggetto quotidiano con cui si interagirà parlando e bla-bla-bla) è - paradossalmente - più facile di annunciare quello che sarà realizzato da qui a dodici mesi. Consci della difficoltà, abbiamo chiesto aiuto a una persona che il futuro prossimo maneggia quotidianamente, nel super-laboratorio di Andersen Consulting (che con l'anno nuovo cambierà il nome in Accenture) a Sophia Antipolis, sulla Costa azzurra francese. Martin Illsley è il direttore delle ricerche del colosso internazionale della consulenza per aziende, della società insomma che spiega alle altre come sfruttare l'innovazione per rimanere in sella al mercato e prosperare. "Nel 2001 si utilizzeranno molte delle tecnologie sviluppate dall'industria dell'intrattenimento per usi più quotidiani e 'seri' - esordisce Illsley - . I computer prenderanno a prestito la resa grafica e sonora dei videogiochi, Playstation in testa, e le loro interfacce (joystick che trasmettono sensazioni fisiche, pedane che danno l'idea del movimento e così via) rappresentano già il punto più avanzato della ricerca della migliore interazione uomo-macchina". E la comunicazione testuale si arricchirà di nuovi contesti "come la possibilità di spedire e-mail con rappresentazioni grafiche della propria faccia che ne leggeranno il contenuto al destinatario oppure con la moltiplicazione degli alter-ego elettronici che leggono le notizie in rete (la speaker digitale Ananova) o vi guidano in un'esperienza di e-commerce". Anche i modi con cui le macchine interagiscono tra loro subiranno forti cambiamenti: "Sarà l'anno delle frequenze radio e di Bluetooth, in particolare. La tecnologia di trasmissione promette di far 'parlare' tra loro gli apparecchi elettronici più diversi, inclusi telefonini, pc, palmari e molto altro ancora, senza bisogno di cavi né di infrarossi". La lista di Illsley continua: "La sincronizzazione (l'aggiornamento dei documenti tra macchine diverse, ovvero il fatto che se modificate un file sul pc di casa le modifiche vengano riportate automaticamente anche su quello di lavoro, ad esempio) farà grossi passi avanti e miglioramenti sostanziali si registreranno anche nella cosiddetta tv-interattiva per cui, cliccando sulla maglietta dell'attore si sarà trasportati nel sito dove la si potrà comprare. Inoltre si diffonderanno anche in Europa i videoregistratori digitali come Replay e Tivo, che consentiranno di costruirsi un palinsesto personalizzato e arriveranno nuovi palmari sempre più versatili ed espandibili come il Visor della Handspring e il Clie della Sony che, con l'aggiunta di vari pezzi, diventano telefono, macchina fotografica, registratore digitale, Gps e così via". Nessuna rivoluzione istantanea, quindi, ma più prosaiche evoluzioni che renderanno la vita di tutti giorni un po' meno ingarbugliata.



1) PDA COMPONIBILI

In principio era il Palm. Quella sorta di super-agenda elettronica che sta nel palmo (di qui il nome) di una mano per la quale non servivano più quelle migranose tastierine da bambini, ma bastava scrivere direttamente sullo schermo. Pur diffusissimi negli Stati Uniti, i Palm non avevano, sino a quest'anno, sfondato sul mercato italiano. Seguendo un analogo ritardo, l'anno prossimo dovrebbero manifestarsi anche da noi alcuni nuovi, suoi versatili concorrenti. Il Visor della Handspring, innanzitutto, e il Clie della Sony. Il loro teorico vantaggio sta nella vasta possibilità di trasformazione rispetto alle funzioni base. Attraverso varie espansioni potranno infatti diventare telefoni cellulari, macchine fotografiche e registratori digitali e molto altro ancora.

2) VIDEOREGISTRATORI DIGITALI

Guardare TiVo sarà un'esperienza solo "cugina" di quello che era, una volta, guardare la tv. In ottobre i videoregistratori digitali, i cosiddetti Pvr (Personal Video Recorder), sono sbarcati dagli Stati Uniti in Inghilterra e entro il 2001 dovrebbero completare la loro espansione europea. Assomigliano in tutto e per tutto a un decoder per la pay-tv e potranno registrare sino a 40 ore di trasmissioni senza bisogno di cassette (immagazzinando tutto su un capiente disco fisso). La loro "intelligenza" sta nel capire, una volta configurati, quali programmi vi interessano e di memorizzarli autonomamente e, dal momento che si tratterà di programmi registrati, sarà anche facile saltare le pubblicità che normalmente li infestano. In America il box è prezzato 399 dollari (oltre 800 mila lire), più un abbonamento mensile sulle trenta mila lire.

3) GPRS

Il telefonino di seconda generazione e mezzo (ponte tra il Gsm e l'Umts) farà la sua prova del fuoco nel 2001. In verità Blu, bruciando tutti sul tempo in Europa, ha lanciato il servizio Gprs (General Packet Radio Service) da metà di dicembre, ma la grande offerta dei concorrenti è attesa per i primi mesi dell'anno. La caratteristica principale del prossimo cellulare è la velocità: si passerà dagli attuali 9,6 Kb a circa 50 Kb al secondo, ovvero una trasmissione analoga a quella che si raggiunge normalmente da casa, con linea fissa. Un'altra novità sarà nel sistema di tariffazione, non più a tempo ma "a volume" di dati scaricati. Una volta collegati, quindi, la connessione sarà sempre attiva e si pagherà solo per i file o le altre quantità digitali effettivamente scaricate.

4) BLUETOOTH

Bluetooth, "Dente Blu", era il nome del re vikingo del X secolo che unì in un unico regno Norvegia e Danimarca. Oggi Bluetooth è una tecnologia di comunicazione (lanciata nel '98 da un consorzio capitanato da Ericsson) che usa frequenze radio per collegare fra loro telefonini, computer, periferiche e qualsiasi cosa contenga un processore. Basta con i cavi, quindi, che creano intrichi sempre più insopportabili e impediscono una vera mobilità. E anche gli infrarossi, che pur vanno nella stessa direzione, hanno troppi limiti, come la lentezza di trasmissione e i malfunzionamenti se qualcosa ostruisce le due celle comunicanti o se gli oggetti sono troppo distanti. Problemi ovviati da Bluetooth che consente la trasmissione dati (compresi audio e video) a 1 Mb al secondo entro un raggio di dieci metri.

5) INTERNET VOCALE

Se i pc spaventano, niente è più familiare (e ubiquo) di un telefono. E per questo, forse, uno dei possibili futuri del web potrà avere la forma di questa tecnologia vecchia di 124 anni. Quello che si conclude è stato, negli Stati Uniti, l'anno dei "portali vocali", grandi siti generalisti che consentono una navigazione attraverso comandi impartiti via voce. TellMe, Quack.com, BeVocal, Talk2 e TelSurf sono alcuni dei nomi più noti. Le varie offerte funzionano tutte in maniera assai simile: si dovrà chiamare, da un qualsiasi telefono, un numero verde che corrisponde all'home-page e verrà proposto un menu con vari argomenti: "Per le quotazioni di Borsa dire '1'" e invece di cliccare basterà pronunciare il numero. Il modello è dato, a breve, in arrivo anche nel Vecchio continente.

6) DALL'HTML ALL'XML

Nel 2000 è stato il grande paciere tra compagnie che non vanno mai d'accordo come Microsoft, Oracle e Ibm, tutte persuase a lavorare di concerto per svilupparne un modello unico. L'anno prossimo dovrebbe essere uno dei principali protagonisti del web. Parliamo dell'Xml (Extensible Markup Language), un'evoluzione dell'Html, il linguaggio di programmazione informatica con il quale è adesso costruita la maggior parte dei siti. Intanto l'Xml si presenta come molto più flessibile del suo predecessore: una volta codificate le informazioni sarà il sito medesimo a riconoscere se l'apparecchio con cui lo si visita è un browser per pc, un telefono cellulare, una web-tv e provvederà a mostrare i suoi contenuti nella forma ottimale per lo schermo in questione. Ma sarà anche un sistema per distribuire software via rete, oltre che una piattaforma semplice e sicura per il commercio elettronico.

Friday, December 22, 2000

LA RIVOLUZIONE BLUETOOTH ALLA PROVA DEL FUOCO 20001 (rep.it, 001221)

ROMA - Dopo una schermaglia lunga due anni di annunci e controannunci, si capirà finalmente se "Dente blu" comincerà a mordere sul serio o se andrà archiviato nella mesta categoria delle "molto promettenti tecnologie". "The Economist" dedica al sistema di comunicazione senza fili tra apparecchi elettronici la copertina del suo speciale hi-tech di fine anno: "Vale la pena aspettare Bluetooth?" titola il settimanale, mettendolo in testa alle invenzioni che potrebbero "minacciare il vecchio ordine industriale".

E per la prima volta, questo Natale, anche i consumatori italici hanno l'opportunità di imbattersi in prodotti che lo contengono: vari modelli di telefonini Alcatel, per esempio, riportano nelle loro specifiche tecniche, al posto degli infrarossi, la sigla "BT" come sistema di comunicazione con Pc, agende elettroniche,stampanti e quant'altro. E anche Nokia ha messo in vendita una scheda Bluetooth per far comunicare,senza fili, un portatile con innumerevoli altre periferiche . Seguirà un auricolare senza fili, nuovi modelli Ericsson e molto altro ancora. Vale la pena, quindi, fare la conoscenza del nuovo standard, anche per valutare se valga o meno la pena pagare l'eventuale differenza di prezzo che averlo comporta.

L'etimologia, per cominciare. Bluetooth - Dente Blu, appunto - era il cognome di Harald, re vikingo del X secolo, artefice dell'unificazione geografica tra Danimarca e Norvegia. E proprio per la vocazione a unire mondi diversi il nome è stato usato per descrivere il sistema di frequenze radio lanciato, nel '98, da un consorzio capitanato da Ericsson di cui fanno parte Ibm, Intel, Nokia e Toshiba.

Il problema è noto: la quantità e la diversità degli apparecchi elettronico-informatici ha fatto crescere a dismisura i cavi e i problemi di compatibilità per far "comunicare" l'uno con l'altro. Un primo abbozzo di soluzione sembrava arrivare dagli infrarossi che abolivano i cavi, pur con varie limitazioni: la velocità di trasmissione dei dati era bassa, i due apparecchi non dovevano essere più lontani di pochi centimetri e niente doveva ostruire il persorso tra le due celle comunicanti.

A ovviare a tanta laboriosità doveva pensarci Bluetooth. Intanto la sua velocità di trasmissione è altissima (sino a 1 Megabyte al secondo) e, soprattutto, la distanza alla quale la comunicazione può avvenire è molto più grande, comprendendo un raggio di una decina di metri. Non solo: gli apparecchi dotati di chip Bluetooth formano tra di loro, spontaneamente, delle piccole reti locali. Non c'è bisogno infatti di configurazioni particolari e di avviare la connessione: un apparecchio Bluetooth riconoscerà, automaticamente, quando altri suoi "simili" saranno nei paraggi senza dover fare alcunché. Esempio: una persona con un'agenda elettronica dotata del "dente" riceverà informazioni dagli altri con apparecchi analoghi che gli passeranno vicini oltre che quelle emesse da particolari chioschi (con gli orari dei treni nelle stazioni, con le notizie di attualità, con le quotazioni di Borsa e così via). E ancora, con apparecchi abilitati, si potrà mandare un documento in stampa da una stanza all'altra (senza cavi) o trasferire le foto dalla macchina digitale al Pc o molto altro ancora.

Chi utilizza macchine diverse (Windows e Mac, per dire) o ha provato a collegare apparecchi digitali di marche diverse conosce la frustrazione dell'incomunicabilità: è per questo che la nascita di Bluetooth fu salutata come "rivoluzionaria". Enormi aspettative che, di ritardo in ritardo, hanno provocato a loro volta crescenti delusioni. Uno dei responsabili principali è noto: il costo della materia prima. I chip BT sono ancora troppo cari (25-50 dollari dollari l'uno secondo l'Economist, 15 di media per uno studio Merrill Lynch contro i 5-2 dollari che si dovrebbero raggiungere entro il 2004) per diventare prodotto di massa. E poi c'è la vecchia questione dell'uovo e della gallina: perché pagare un extra per una stampante abilitata BT quando non ci sono laptop da cui inviare, via BT, delle pagine da stampare?

Al di là dei telefonini, altri marchingegni atterreranno quest'anno sugli scaffali dei negozi. E nessuno se la sente di ridimensionare la portata di un sistema che potrebbe costituire l'esperanto dell'elettronica di consumo e realizzare la promessa di un'Internet veramente mobile. Solo, chiosa realistico lo speciale britannico, "la rivoluzione wireless sta arrivando, ma non così velocemente come i rivoluzionari vorrebbero".

(21 dicembre 2000)
VITTIMA DEGLI STRAORDINARI, IL TRAVET COMPRA DALL'UFFICIO (rep.it, 001219)

ROMA - Niente più "il dottore è fuori stanza". Funzionari, quadri, semplici dipendenti non hanno più bisogno di assentarsi dall'ufficio per acquistare il pane, passare dalla farmacia o scegliere il regalino per l'anniversario del matrimonio: pur fisicamente alla scrivania, gli occhi fissi sullo schermo del computer, potranno in verità trovarsi nei corrispettivi elettronici di quei negozi e comprare, comprare, comprare. Ovvio che, sapendolo, i datori di lavoro potranno non prenderla bene. Ma è un fenomeno in crescita e di difficile arginamento.

Lo chiamano il "prime time" del commercio elettronico e - prendendo in prestito la metafora delle ore di punta della programmazione televisiva - si riferiscono al periodo che va da mezzogiorno alle 5 di pomeriggio. "Se chiedete a qualsiasi negoziante online - spiega infatti Marissa Gluck, analista di Jupiter Research - vi spiegherà che i picchi del loro traffico si registrano tra la fine della mattinata e quella del pomeriggio. Non è difficile concludere, quindi, che la gente fa la maggior parte degli acquisti nell'orario di lavoro".

Solo in America quelli che si collegano dall'ufficio sono già 43 milioni, un numero destinato a crescere del 46 per cento (sino a 63 milioni) entro il 2005. E le stime dei lavoratori statunitensi che acquisteranno online durante le festività, secondo WebSense, parlano di 24 milioni di persone. Tutto, d'altronde, congiura ad alimentare la loro smania consumistica: la connessione aziendale è sempre attiva ed è decisamente più rapida di quella di casa, e poi gli ordinari "straordinari" della Nuova economia quasi obbligano a organizzaare la propria vita privata dal posto di lavoro.

"Navigare alla ricerca dei regali di Natale - sostiene Sean Kaldor, vice presidente dell'e-commerce alla Netratings, che si occupa di rilevamenti - sta diventando l'equivalente della pausa caffè per molti impiegati". D'altronde, nota Jeremy Singer di Abilizer, una compagnia specializzata nel costruire siti Web aziendali per i dipendenti, "le compagnia chiedono ai loro assunti di lavorare sempre più a lungo e anche durante i weekend" ed è normale che si rivolgano alla Rete per rimediare a questo deficit di tempo.

Il colosso delle telefonia Ericsson, ad esempio, ha previsto dentro al suo sito aziendale un canale shopping con vari negozi convenzionati che vanno dagli alimentari all'abbigliamento ai giocattoli per i figli. "Tiene alla loro scrivania i dipendenti - approva l'analista Gluck - che non hanno a disposizione una pausa pranzo di due ore nella quale uscire e fare compere". Ma non tutte le compagnie hanno un'attitudine così comprensiva: un sondaggio su 670 datori di lavoro svela che il 15 per cento degli intervistati ritiene che neanche un minuto del tempo di lavoro dovrebbe essere impiegato per navigazioni private, mentre il 35 per cento è disposto a tollerare tra 10 e 30 minuti al giorno. E scoprire quali sono le destinazioni frequentate dagli impiegati è sempre più alla portata dei "capi": la società di ricerca Vault.com assicura che, negli Stati Uniti, ben il 42 per cento dei datori di lavoro monitora con software specifici l'attività internettiana dei propri sottoposti.

Di fronte a tale offensiva, anche i siti di commercio elettronico si sono fatti sempre più furbi e discreti: con meccanismi tipo Amazon 1-Click e il Microsoft Passport, che tengono in memoria i dati del cliente, non c'è neanche più bisogno di tirare fuori la carta di credito per leggerne gli estremi, la prova provata che non si stava proprio concludendo quell'urgentissimo compito che il capufficio ci aveva affidato.

(19 dicembre 2000)

Monday, December 18, 2000

VENDITE NATALIZIE DIMEZZATE, ETOYS RISCHIA IL FALLIMENTO (rep.it, 001218)

ROMA - La super-svendita di Natale promette sconti fino al 75 per cento: la Barbie Celebration, ad esempio, passa da 34 dollari e 99 a 20 (risparmio del 43 per cento) mentre la versione Gialla dei Pokémon per Game Boy crolla da 29 e 99 a 14 e 99, con una riduzione secca di metà del prezzo originario. E' il canto del cigno di EToys, uno dei più noti e promettenti negozi online che, di fronte a vendite natalizie per il momento disastrose, ha deciso di tentare il tutto per tutto o chiudere.

"Senza nuovi finanziamenti - hanno fatto sapere dal quartier generale di Los Angeles del grande emporio di giocattoli - esauriremo le scorte finanziarie entro il 31 marzo". Si ignora il numero esatto dei licenziamenti che scatteranno dopo le feste, ma si tratterà di una cifra molto importante. E in molti leggono, nel tracollo della compagnia, la prima palla di una slavina che potrebbe fare molte altre vittime.

Che EToys non stesse bene, dopo gli osanna che l'avevano presentata come "caso di studio" della Nuova economia, si sapeva ma se le festività fossero state brillanti forse il peggio si sarebbe potuto evitare. Tutto è andato nel peggiore dei modi possibili, però: per risollevare le sorti le vendite avrebbero dovuto essere nell'ordine dei 210-240 milioni di dollari mentre - hanno ammesso mestamente venerdì scorso - saranno, al meglio, intorno ai 130 milioni, vale a dire impercettibilmente superiori ai 106,8 milioni dell'anno scorso. Per non dire delle perdite operative che adesso si stimano nei pressi del 55-65 per cento del fatturato, contro il 22-28 per cento in cui si era sperato. In nessun caso la realtà ha tenuto fede alle previsioni.

Adesso gli esperti indicano i tanti errori, le debolezze strutturali che hanno portato all'attuale patatrac. "Hanno fatto investimenti molto, molto forti, costruendo ex novo addirittura un centro di distribuzione per essere in una posizione dominante rispetto alla concorrenza" ha commentato Philip Sanderson, un venture capitalist della walden VC di San Francisco. Si sono indebitati troppo, insomma, hanno fatto il passo più lungo delle gamba contando sull'euforia generale, che a un certo punto è sparita. Aggiungete questo al generale rallentamento dell'economia - "Gli alti prezzi dell'energia pesano, la disputa presidenziale non è stata un fattore da poco" ha ricordato il portavoce Gary Gerdermann - e il risultato viene da sé.

Per tentare il miracolo finale da EToys si sono rivolti ai maghi di Goldman Sachs affinché "esplorino ogni strategia alternativa". La risposta, quale che sia, deve arrivare presto. Intanto sull'home-page del sito si tranquillizza che ogni ordine fatto entro il 20 dicembre arriverà puntuale sotto l'albero. Il regalo in cui sperano i piani alti della compagnia, invece, potrà materializzarsi anche agli inizi dell'anno nuovo ma dovrà essere un assegno con tanti zeri per evitare la più triste morte per quella che era stata definita la "destinazione più giocosa del Web"

(19 dicembre 2000)